L'interesse del film nasce proprio da quel suo modo di rinviarsi nel tempo. Nella storia di Agnese, figlia di un reduce che sta morendo in una casa per ex-combattenti; del suo incontro con l'unico che si è preso cura del vecchio, il sofferto clandestino bosniaco Reuf. Dei ricordi suscitati nella donna (una sobria ed ispirata Anna Galiena) dal dramma attuale: che la conducono a dover affrontare i nodi faticosamente rimossi dei propri rapporti con il genitore, impazzito per le conseguenze della guerra.

Melodramma, quindi: ma soprattutto commossa riflessione sulle conseguenze, ed ancor più, sulle ricorrenze che riteniamo ineluttabili della guerra. Film generoso: che di questa generosità vive, e pure soffre. Per una sceneggiatura complessa che non era facile governare: che mette molta carne sul fuoco (co-prodotto dalla RTSI, OLTRE IL CONFINE si confronta pure - in una sequenza girata al confine di Chiasso- con il tema della barca è piena, caro alla nostra politica di immigrazione), molti flashback, molti sbalzi di tono.